(di Mauro Garofalo)
Per chi di noi arriva dal mondo che c’era prima degli smartphone, il nome dei Morcheeba rimanda al 1999 e al trip hop, quando l’album Big Calm vendette milioni di copie. Quindi ci fu il passaggio all’hip hop e al funk e il successo mondiale nel 2000, con il singolo Rome Wasn’t Built in a Day.
Oggi i Morcheeba, la cantante Skye Edwards e Ross Godfrey, sono in uscita con il decimo album in studio Blackest Blue (Kartel Music Group). E sperano di tornare presto sui palchi dopo la pandemia globale che sta provocando in molti di noi crisi d’ansia, oltre a crisi di settore (la musica e il comparto cultura, in generale, è uno dei più colpiti e ha portato qualche settimana fa alla protesta a Piazza del Popolo dei 1.000 bauli).
Il problema è la mancanza di progettualità. Come se il coronavirus, oltre alla socialità, ci avesse tolto l’idea stessa di futuro, di domani. Una situazione che crea il bisogno di una reazione. Il singolo The Moon, dice Skye, “invita a seguire la luce della luna e attingere alla sua potente energia luminosa, sfruttando la sua positività per sfuggire alla depressione e ai momenti più bui”, come questi che stiamo vivendo.
In Sounds of Blue parlate degli oceani e molti mari oggi sono sommersi dalla plastica. Si possono rendere le persone più consapevoli dell’ambiente attraverso la musica?
“Tutti conosciamo l’impatto dannoso della plastica monouso che finisce nei nostri oceani. Ma abbiamo appreso solo di recente che le reti da pesca costituiscono il 45% della cosiddetta Great Pacific Garbage Patch, l’isola di plastica. L’oceano e i suoi abitanti stanno soffrendo a causa di noi umani. Abbiamo imparato che il 40% del pescato globale è inutilizzato. Centinaia di migliaia di squali e delfini sono scartati. Due trilioni di pesci vengono catturati ogni anno: fa 5 milioni di pesci ogni minuto. Dobbiamo iniziare a pensare al nostro consumo di pesce. Quindi, sì, è possibile rendere le persone consapevoli dell’ambiente attraverso la musica”.
Uno dei vostri principali successi diceva, Roma non fu costruita in un giorno, un modo per dire che per realizzare i nostri sogni ci vuole tempo. Dopo questa pandemia, molti stanno parlando di una rinascita delle relazioni sociali, un futuro sostenibile. A livello metaforico, Roma potrebbe diventare un simbolo, assieme a New York, Londra, Parigi, di una rinascita delle capitali mondiali in chiave ecologica?
“Dopo questa pandemia? Quando sarà, c’è da chiedersi. Parliamo comunque di città-albero. Secondo World Atlas, Mosca è in cima alla lista con il 54% di spazio verde in città. Al secondo posto c’è Singapore con il 47%. Roma è al nono posto con il 34% e Londra è al decimo con il 35% di spazio verde. Per un futuro sostenibile, so che dovrei comprare meno vestiti nuovi perché ogni anno si creano 92 milioni di tonnellate di rifiuti tessili. E abbiamo abbastanza vestiti sul pianeta in questo momento per le prossime 6 generazioni della razza umana. Poi, sarebbe raccomandabile spegnere i riscaldamenti se le finestre sono aperte. Chiudere l’acqua corrente mentre ci si lava i denti. Evitare la plastica monouso. Non mangiare olio di palma. Mangiare meno pesce. Mangiare meno carne. Coltivare le nostre verdure. Piantare più alberi. Riciclare, riciclare, riciclare. È una lotta senza fine per la sopravvivenza che spesso sembra senza speranza. Roma non è stata costruita in un giorno, allo stesso modo, il mondo non può essere aggiustato in un giorno. Ma dobbiamo almeno provarci, passo dopo passo”.
A proposito del singolo The Moon. Per alcuni, penso ad Ariosto, la luna era la sanità mentale perduta dall’eroe Orlando. Per altri è una rappresentazione dei sogni. Cos’è la luna di cui parlate nell’album?
“I filosofi antichi credevano che la luna causasse la follia. Per me la luna riguarda l’energia. L’aumento e la diminuzione degli oceani della Terra sono guidati dall’attrazione gravitazionale della luna. Se prestiamo attenzione possiamo notare che il nostro umore sale e scende con ogni luna nuova (o luna scura) e la luna piena”.
Nel nostro presente ci sono ancora molti episodi di razzismo, femminicidi, muri che vengono costruiti. Come immaginate le frontiere del mondo nel futuro?
“Il muro di Berlino è stato costruito nel 1961. Sessant’anni dopo, si continuano a costruire muri e barriere per separarci e dividerci. Che sia il muro di Trump o un muro normativo come la Brexit. Quindi, tra sessant’anni, come sarà il futuro? Ci piace immaginare che sarà un mondo cambiato e migliorato. Anche se, purtroppo, forse non sarà così”.
Il linguaggio dà forma al mondo. Ora non potete incontrare il vostro pubblico, cosa succederà quando la musica dei Morcheeba sarà di nuovo live?
“Intanto possiamo continuare a parlare, e incontrare il mondo, con la nostra musica. Fortunatamente ci sono molte piattaforme dove le nostre canzoni possono essere ascoltate. E nel nuovo album le nostre parole sono rivolte al cuore. Abbiamo parole per offrire conforto e speranza, parole per riflettere il dolore e l’ingiustizia, parole di fantasia ed evasione. Non vedo l’ora di cantare queste parole su un palco attraverso un microfono, occhi negli occhi”.
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